giovedì 8 settembre 2011

GHOST TOUR... Fantasmi in città!









Ho trovato: farò la guida turistica.

A casa mia.



Avete presente quei castelli immersi nelle brughiere scozzesi dove un’arguta guida vi porta stanza per stanza illustrandovi vita, morte e miracoli di intere generazioni?

Se non ci siete mai stati sicuramente l’avrete visto in qualche film.

Ecco: dimenticate tutto questo!

 Nel senso che casa mia non ha né l’aspetto né certo le dimensioni di una di quelle avite dimore ma la “folla” di personaggi che la animano  ci somiglia molto.



Si, avete capito bene: casa mia è infestata dai fantasmi!



In effetti la guida turistica non dovrei farla io ma il mio compagno in quanto è lui che si diletta di solito con questi ameni “individui” e poi, come cicerone se l’è sempre cavata benissimo: potrebbe essere il suo secondo lavoro!



Insomma dicevo: ogni tanto lo vedo che mi si presenta con la faccia stravolta e la pelle d’oca e poi mi fa anche un disegnino, per farmi capire meglio.

Altre volte invece è più tranquillo quando transitano donne con bambini.



La cosa che mi fa imbestialire è che è solo lui il privilegiato e lo è sempre stato perché questi “avvistamenti” si ripetono da quando era bambino, a volte confermati da testimoni attendibili.

Il fatto è che quest’attività si è intensificata ultimamente e di signori che passeggiano per casa ce ne sono sempre di più.

Colpa delle onde elettromagnetiche delle torrette di telefonia mobile che ci circondano e che magari disturbano il loro quieto “vivere” o nell’aldilà si stanno organizzando per una gita turistica in grande stile?



Beh, con l’aria di crisi che gira tocca organizzarsi   alla svelta e quindi: “Venghino signori, venghino, il giro è breve e costa poco  ma l’effetto è garantito”!




Splendida

mercoledì 7 settembre 2011

PER "PIACERE"

Leggevo un articolo di giornale sulla nascita ed evoluzione dei sessi e, a parte la conferma che geneticamente il sesso forte è quello femminile, in quanto è dall'apparato genitale femminile che si sviluppa quello maschile, una cosa mi ha incuriosito.
L'articolo ipotizzava che se non ci fosse questa differenziazione maschio/femmina e quindi la necessità di attrarsi per accoppiarsi e procreare, non esisterebbero una serie di altre cose e comportamenti.

Cito testualmente: "... Supponiamo che si trovi un altro modo asessuato per assicurare la riproduzione della specie ... svanirebbero affreschi, statue, capolavori della musica e della letteratura ... l'abbigliamento perderebbe il suo estro modaiolo ... Rimarrebbero disoccupati parrucchieri, stilisti, fioristi, produttori di cosmetici, prostitute; sparirebbero strumenti di seduzione come gioielli, profumi, fiori, creme cosmetiche e abbronzanti, auto di lusso, viagra ... anche le religioni sarebbero ribaltate: niente più clausure, matrimoni, astinenze, censure, misoginie e omofobie ... la storia avrebbe sicuramente uno sviluppo molto più lento ... e forse vivremmo ancora di caccia e di raccolta ...".

Perbacco! ( tabacco e venere, è il caso di dire ) Che delusione! Ma davvero facciamo tutto questo solo per avere figli? E il divertimento dove lo mettiamo?
Quanto influisce la capacità di procreare nell'accoppiamento e nel piacere sessuale?
Eliminando le necessità riproduttive, verrebbe meno anche l'aspetto ludico?
Perché secondo me il suddetto "armamentario" ha la sua buona percentuale "piacereccia"!
Mica l'industria del sesso va avanti ad asili nido? O no?

Se poi sparisse proprio il sesso, cioè diventassimo tutti "angeli" (ahi che dolor!), credo che l'essere umano non ci metterebbe molto ad inventarsi altre forme di "godimento"!



Splendida

martedì 6 settembre 2011

FINESTRA

Il triangolo di metallo vibra mosso da qualche alito di brezza che ogni tanto si rammenta di accordare una boccata d'ossigeno all'afa stagnante.
Lo squarcio nella zanzariera è appena visibile: il grigio del metallo si confonde col paesaggio
oppresso dalla calura e dal tempo.

Il letto è una zattera bianca alla deriva.

Le stringo una mano e mi affaccio al suo sguardo aspettando, sperando di essere riconosciuta.
I secondi sono anni e ho fretta. Una sola parola:" Allora?"
Il viso si anima, si apre alla sorpresa, alla gioia, al pianto: "Sei tu, ti ho riconosciuta dalla voce,
sei venuta a trovarmi!".
La mano si stringe più forte.

La finestra è grande sulla parete e il triangolo di metallo della zanzariera rotta continua a vibrare.
Al di là, quella casa coi muri anneriti dal tempo, incombe silenziosa.

La finestra è grande e la casa mi sembra molto più vicina di un tempo.

Parliamo. Mi chiede di me, della mia famiglia poi silenzio, ha dimenticato tutto: il velo della malattia ha offuscato la mente oltre allo sguardo.
Ad un tratto torna dagli oscuri recessi della memoria con un ricordo diverso, un sorriso trionfante,
come fanno i bambini quando all'improvviso gli viene in mente qualcosa che gli sta molto a cuore:
" Lo sai che ora parto? Prendo il treno e parto, me ne vado".

La casa oltre la zanzariera osserva e attende.
Lo so che attende.
Che tutto finalmente si concluda.
Che il desiderio e il rancore che consumano la carne si dissolvano con essa.

La finestra è grande sulla parete bianca e la casa scura entra nella stanza e la riempie.

Vorrei dire tante cose che mi stanno più a cuore delle sciocchezze che dico.
Vorrei dire la mia verità.
Ma a cosa servirebbe? La verità è sicuramente che siamo liberi di scegliere ma raramente consideriamo quale potrebbe essere il risultato delle nostre scelte.
Molto più spesso diamo la colpa agli altri, agli eventi, al destino.

Quella casa scura, la mia casa, ha segnato il corso di tante vite ma lei sarà ancora lì a vegliare quando noi saremo ormai poco più che un ricordo.




Splendida

giovedì 18 agosto 2011

DONNE CHE AMANO TROPPO



Estrapolato da: "Donne che amano troppo", di Robin Norwood.



... "Hai bisogno di me?" chiede segretamente la donna che ama troppo.

 "Avrai cura di me e penserai tu a risolvere i miei problemi?" è il quesito che si nasconde dietro le parole dell'uomo che vorrebbe sceglierla come sua partner...

 ...Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo.

Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che lui pensa, dei suoi sentimenti, e quasi tutte le nostre frasi iniziano con "lui...", stiamo amando troppo.

 Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

 Quando leggiamo un saggio divulgativo di psicoanalisi e sottolineiamo tutti i passaggi che potrebbero aiutare lui, stiamo amando troppo.

 Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuose lui vorrà cambiare per amor nostro, stiamo amando troppo...

 ... Consideriamo il pregiudizio culturale che: una donna può cambiare un uomo se lo ama abbastanza intensamente...

 Questa credenza tanto... diffusa e invadente impregna la nostra psiche individuale e collettiva...

 Quando qualcuno che ci è caro non risponde con le azioni o con i sentimenti nel modo che noi vorremmo, cerchiamo di escogitare qualcosa per riuscire a cambiare il comportamento o il carattere di quella persona, di solito con la benedizione di tutti, che ci danno consigli e incoraggiano i nostri sforzi ( "hai provato a..." ).

 ... Anche i mass media entrano in azione, non solo per riflettere questo sistema di credenze ma anche per rinforzarlo e perpetuarlo con la loro influenza e continuano a delegare questo compito alle donne.

 Le riviste femminili, per esempio ... sembra non abbiano da pubblicare che articoli su "come aiutare il vostro uomo a diventare...", mentre analoghi articoli su "come aiutare la vostra donna a diventare..." non compaiono mai nelle riviste per uomini.

E noi donne compriamo le riviste e cerchiamo di seguire i loro consigli, sperando di aiutare l’uomo della nostra vita a diventare quello che vorremmo e abbiamo bisogno che sia.

Così … milioni di donne …scelgono come partner uomini crudeli, indifferenti, offensivi, emotivamente instabili, drogati o comunque incapaci di amore o affetto.

Le donne che amano troppo fanno queste scelte spinte da un bisogno irresistibile di controllare chi è più vicino a loro… ma ... paradossalmente, è proprio l'accettazione autentica che consente all'altro di cambiare, se vuole.
L'accettazione vera di un individuo così com'è, senza cercare di cambiarlo con incoraggiamenti, manipolazioni o coercizioni, è l'aspetto più profondo dell'amore ... Al fondo dei nostri sforzi di cambiare un'altra persona c'è una motivazione fondamentalmente egoistica: la speranza che, riuscendo a cambiarla, saremo felici. Non c'è niente di male nel desiderio di essere felici, ma porre la fonte di questa felicità fuori di noi, nelle mani di qualcun altro, significa negare le nostre capacità, ed evitare la responsabilità di cambiare in meglio la nostra vita.


Splendida

domenica 14 agosto 2011

Democrazia ed élites


Tratto dall'Enciclopedia Garzanti, alla voce "Democrazia":
Secondo... " la teoria delle élites, la sovranità popolare è una pura "formula politica" perché in ogni società il potere politico è sempre concentrato in poche mani: questa teoria riposa o pretende di riposare su dati storici inconfutabili e quindi di essere scientifica.
Essa infatti non giudica che sia male il governo del popolo, ma si limita a constatare che il governo del popolo, quand'anche fosse desiderabile, non è, per ragioni obiettive indipendenti dalla buona volontà degli uomini, possibile.
Anche là dove sono in vigore e sono rispettate le regole del gioco democratico, il potere effettivo resta, secondo questa teoria, nelle mani di un gruppo ristretto di persone ( la cosidetta "classe politica", che diventa sempre più una classe di politici professionali ), il quale si serve abilmente di quelle stesse regole per acquistare e per conservare il più a lungo possibile il potere."...


Splendida

sabato 13 agosto 2011

Il mio Agosto in città


E' finito il vento; è calato, come dicevano i vecchi al paese. Ha perso l'arroganza ed ora se ne va canticchiando sommessamente tra le foglioline più tenere nell'aria tersa come non capita da chissà quante estati. Sembra quasi di stare in montagna e non in una calda città nel mese di agosto.
Agosto è il mio mese preferito, in relazione alla città, perché Roma diventa improvvisamente "snella" d'agosto.
Si sgonfia del traffico, dei rumori, della gente stressata, dell'aria infetta; , smette di essere una matrona obesa e congestionata in procinto di scoppiare e diventa una graziosa ragazza, quasi una turista giovane e carina alla scoperta di sé stessa.
Quest'anno, forse a causa della crisi economica nazionale e internazionale, la gente ha fatto meno vacanze fuori città e le vie sono più affollate degli ultimi anni. L'atmosfera però è comunque rilassata perché negozi e uffici, soprattutto nella seconda metà del mese sono chiusi quindi, scansando abilmente alcuni cantieri aperti per lavori stradali e mettendo in conto un rallentamento corse se ci si muove con i mezzi pubblici, si può girare alla riscoperta della nostra bellissima città come un turista qualsiasi, magari con tanto di fotocamera appesa al collo: una signora mi ha anche chiesto da che nazione venissi e si è stupita di scoprirmi sua concittadina.
La mattina, prima che l'aria diventi troppo calda, ho preso l'abitudine di mettere le scarpette e fare una corsettina a villa Panphili; non per molto, a dirla tutta: un'oretta, un'oretta e mezza al massimo e non troppo di corsa. A volte preferisco addirittura una buona camminata a passo svelto: mi dà la possibilità di guardarmi meglio intorno, di incontrare altri sguardi, di scambiare un fugace saluto con i vecchietti o le mamme con neonati seduti sulle panchine a prendere il fresco.
Ogni tanto incontro anche qualche personaggio della tv o della carta stampata, a stento riconoscibile per l'abbigliamento o la faccia paonazza dallo sforzo della corsa.
Mi piace molto notare la differenza fra le persone che incontro durante la settimana e quelle che incontro durante il week end, quando riconosco subito gli "sportivi" della domenica, quelli che non hanno un muscolo perché non hanno mai tempo neanche per la palestra ma la domenica esibiscono tutine, tatuaggi, cuffiette e bibite energetiche, capello finto trasandato e fiatone da infarto o giù di lì.
L'unica cosa che mi manca in questo periodo è una buona scelta di verdure fresche al mercato ma mi adatto con quello che trovo nei tanti supermercati aperti e poi la sera girando tra gli stands sulla sponda del tevere o dopo uno dei tanti appuntamenti dell'estate romana ( oltre 150 per l'esattezza visto che è il 150° anniversario dell'unità d'Italia e il 140° anniversario di Roma capitale ), mi concedo un meraviglioso gelato rigorosamente senza panna ma altrettanto rigorosamente con cioccolato e liquirizia.
Adoro il mio Agosto in città!


Splendida

venerdì 18 marzo 2011

FUOCHI D'ARTIFICIO


Stiamo per mandare una supposta bollente

nel buco del culo della terra

e la cura potrebbe essere definitiva!


Una bella reazione a catena

che farebbe impazzire di gioia crosta, mantello

ma soprattutto nucleo.


E vai! Fuochi d'artificio a go go!


Ciao Terra,

per quel poco che siamo state insieme

mi sei piaciuta!

sabato 5 marzo 2011

SARA' VERO?


" Un uomo buono può anche essere stupido,

uno cattivo invece,

non può assolutamente fare a meno di essere intelligente"


Maksim Gor'kij

martedì 15 febbraio 2011

POESIA DI NAZIM HIKMET


" Sei la mia schiavitù sei la mia libertà

sei la mia carne che brucia

come la nuda carne delle notti d'estate

sei la mia patria

tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi

tu, alta e vittoriosa

sei la mia nostalgia

di saperti inaccessibile

nel momento stesso

in cui ti afferro."




lunedì 14 febbraio 2011

IL GIOCO NON VALE LA CANDELA


Il gioco non vale la candela è un'espressione idiomatica della lingua italiana.

La locuzione è utilizzata quando si vuole esprimere la propria riluttanza a

compiere un sacrificio che non farà ottenere un utile proporzionato.

Questa espressione è di origine medievale o secondo alcune fonti, del XVI secolo.

A quel tempo si usavano candele o lampade ad olio per qualunque attività notturna, e il costo delle candele, specie per le classi sociali più basse, poteva diventare una spesa considerevole.

Era quindi consuetudine per i giocatori di carte, lasciare una piccola somma o a volte una vera e propria candela, all'oste della locanda o a chi li ospitava.

Il modo di dire si diffuse rapidamente tra i giocatori d'azzardo per indicare

partite in cui si era perso molto danaro o nelle quali le vincite erano state così basse da non coprire neanche la piccola somma lasciata per la candela.